Se è vero che ogni gioiello può essere guardato come un prolungamento di chi lo indossa, è anche vero, nel caso di Giarnpaolo Babetto, che ogni gioiello uscito dalle sue mani impone a chi lo osserva di ascoltare prima di tutto il suo artefice. Il lungo e intenso itinerario creativo di Babetto, a partire dagli anni Sessanta, attraversa e fa proprio, sui gioielli, quanto di più avanzato l'arte figurativa sia andata via via sperimentando sino ai giorni nostri. Dal tentativo iniziale di sottrarre la materia (oro, ebano, resina, pietre preziose) all'inerzia e all'irrigidimento dei ruoli attraverso la ricerca sul movimento con oggetti allungabili e alterabili, alla purificazione estrema delle forme che lo portano a esiti di un assolutismo minimalista, verso la fine degli anni Settanta, per arrivare ai collage di forme levigate e grezze degli anni Novanta, tutta l'arte di Babetto esprime l'instabilità che fa di ogni gioiello il luogo del possibile, del travestimento, della metamorfosi continua. Il volume ripercorre tutta l'esperienza creativa dell'artista, presentando un ricco apparato di immagini precedute da un saggio critico di Germano Celant e si conclude con un ampio regesto delle opere.